PISANTROFOBIA (PISTANTROFOBIA), la regola del non fidarsi di nessuno


Fidarsi di qualcuno è come tenere dell’acqua nelle mani chiuse a coppa; è facile perderla inevitabilmente” (Ken Follet)
PISANTROFOBIA (PISTANTROFOBIA), la regola del non fidarsi di nessuno

“Fidarsi di qualcuno è come tenere dell’acqua nelle mani chiuse a coppa; è facile perderla inevitabilmente” (Ken Follet)

Parlare di fiducia può risultare banale, tutti noi siamo consapevoli del fatto che “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio” e sappiamo che di fronte a noi ci troviamo una persona che non possiamo controllare nei suoi comportamenti e nelle sue emozioni.

Tuttavia, queste informazioni, che si collocano sul piano della nostra coscienza e della razionale valutazione, non sono cosi “rigide” da condizionare in maniera patologica il nostro comportamento e le nostre emozioni.

Sfido chiunque a negare di non essere stati, almeno una volta, traditi o delusi da una persona vicina. In seguito a ciò, ci è stato difficile fidarci nuovamente della persona in questione portandoci ad una sana cautela.

Sto cercando di spiegarvi che già di per sé fidarsi non è un compito facile, se si cade nella trappola della Pisantrofobia, può risultare molto difficile se non impossibile.


Cos’è la pisantrofobia?

Come tutte le fobie, anche la Pisantrofobia non è causata da un pericolo reale e imminente, quanto piuttosto da una sorta di paura anticipatoria.

Si caratterizza da una paura irrazionale di costruire una relazione intima e personale con gli altri e di rivivere il dolore seguito a precedenti tradimenti (delusioni).

Per il pisantropo la fiducia è un concetto astratto che non gli appartiene.

Tradimenti e delusioni subiti in passato ci hanno resi sicuramente più cauti, ma tra cautela e pisantropia c’è una netta differenza.

La pisantropia si colloca tra le nuove fobie e si ritiene che ponga le sue radici nella primissima infanzia. La persona che prova tale fobia inizia a pensare (credere) che prima o poi tutti la tradiranno e deluderanno.

In ottica Cognitivo-comportamentale questi timori si manifestano in ciò che viene chiamato pensiero automatico negativo (P.A.N) che sono le sentenze con cui il nostro inconscio interpreta irrazionalmente la realtà. Questi P.A.N si manifestano con frasi del tipo “ora mi tradirà”, “vuole la mia amicizia per un secondo fine”, “il suo complimento non è sincero, sicuramente sta pensando altro”. Fine del P.A.N è quello di creare una realtà soggettiva altamente pericolosa utile a creare una percezione di pericolo. Questa percezione interpretativa condiziona le nostre emozioni, provocandoci Ansia (l’emozione associata alla percezione ingiustificata di un pericolo) e il nostro comportamento, interrompendo (evitando) bruscamente una relazione (affidarsi totalmente all’altro richiede fiducia).

 

Da dove parte la pisantrofobia?

Noi tutti nei primissimi anni della nostra vita, sviluppiamo quelli che vengono chiamati schemi di base (che ci accompagnano nel proseguo della nostra vita in un’ottica autoconfermativa (non è detto che si formino in seguito ad eventi traumatici). I soggetti che presentano, ad esempio, lo schema di sfiducia, e in subordine altri, sono delle persone condizionate, incapaci di stabilire delle relazioni sicure ed appaganti perché sono convinti che i bisogni di stabilità e sicurezza, cura, amore e accettazione non saranno mai soddisfatti.

Generalmente, la famiglia d’origine è una famiglia instabile nei legami affettivi, questo porta il soggetto ad aspettarsi che gli altri lo possano ferire, umiliare, ingannare. Può esprimersi anche nella percezione di essere sempre gli unici ad essere ingannati o ad essere sempre traditi. Da adulto, questo soggetto, sarà una persona pronta a legarsi al dito ogni delusione, si muoverà sospettoso, distruggerà relazioni incerte e ricche di dubi. Ogni relazione è vissuta come un abbaglio perché alla base c’è un pregiudizio intrinseco... “questa persona mi tradirà”.

Abbiamo così il quadro completo:
•    Predisposizione: eventuale presenza di uno schema maladattativo precoce;
•    alterazione/modifica della realtà tramite l’interpretazione P.A.N (sentenze semi-inconsce ed irrazionali), lo scopo è creare una realtà che assecondi lo schema sottostante (es. sfiducia) e “l’insegnamento” associato;
•    percezione di un pericolo (la delusione) e comparsa dell’emozione adeguata (ansia);
•    comportamento finalizzato esclusivamente ad attenuare il livello d’ansia, agendo su ciò che ritengo (erroneamente) fonte di pericolo (tradimento/delusione); distruzione/allontanamento dalla relazione.


Sintomi della pisantrofobia

Cosa ci fa capire la netta differenza tra chi è solo cauto e chi, invece, è pisantrofobo. Il pisantrofobo:
1.    Dubita di tutto ciò che gli viene detto, indipendentemente da chi glielo dice
2.    Ogni volta che si proietta in una relazione, finisce sempre con un cuore infranto… male!
3.    Pretende molto dagli altri, anche nelle relazioni sentimentali, potrebbe avere la tendenza a bruciare le tappe e chiedere di fare “sul serio” prima che l’altro sia pronto (questo per sentirsi più sicuro, sicurezza che però non arriverà)
4.    Mette alla prova il suo partner o i suoi amici per testarne l’onesta
5.    E’ diffidente nei confronti di tutti quelli che incontra
6.    Tende a controllare il suo partner leggendo la messaggistica di Facebook, WhatsApp…
7.    Ha bisogno di rassicurazioni costanti nelle relazioni che per lui contano davvero
8.    Basso livello di fiducia nelle proprie capacità
9.    Pensa che non potrà mai fidarsi pienamente di qualcuno
10.    Mancanza di fiducia nell’onestà altrui, con la tendenza a credere che gli altri possano avere sempre un secondo fine.


Conseguenze della pisantrofobia

Le conseguenze della pisantrofobia non si limitano al solo piano affettivo, bensì si trasferiscono ai restanti ambiti della vita: lavorativo, familiare, di coppia o socio-culturale. Le sue auto-suggestioni, portano la persona ad attuare comportamenti antisociali e di isolamento che nuocciono a tutti questi contesti. Alcune di queste condotte sono:
•    Evitare di realizzare attività che implichino un contatto interpersonale intimo
•    L’introversione è frutto della paura delle critiche, di un timore estremo di essere giudicato, rifiutato o tradito.
•    Non assistere a eventi o incontri nei quali bisogna riunirsi con sconosciuti e nei quali non si è sicuri di fare simpatia agli altri.
•    Non assumersi nessun rischio che possa mettere in pericolo a livello emotivo. La persona si mostra molto restia a impegnarsi sentimentalmente agli altri. Ha timore di aprirsi. Per questo motivo, spesso, viene considerata una persona solitaria, introversa, riservata ed ermetica.
•    Evitare di mantenere relazioni intime a causa della paura di essere nuovamente delusi. Non si vuole trovare un altro partner per timore di soffrire di nuovo.
Tutte queste ripercussioni aumentano di intensità in base al grado di coinvolgimento del pisantrofobico con l’altra persona.

 

Articolo del:


di Dott. Ezio Pellicano

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse