L’ansia da prestazione, cosa fare per prevenirla e trattarla


L’ansia è una risposta fondamentale del nostro organismo. Ma se non correttamente gestita può trasformarsi in patologia
L’ansia da prestazione, cosa fare per prevenirla e trattarla


L’ansia è una risposta fondamentale del nostro organismo rispetto a un evento che consideriamo per noi pericoloso o potenzialmente dannoso. Ma, se non correttamente gestita, può trasformarsi in patologia.

 

Quando sentiamo l’ansia

L’ansia da prestazione è la paura di fallire. Quando siamo chiamati a svolgere una determinata prestazione, che richiede un particolare impegno o che ha per noi un significato importante, reale o potenziale che sia, è normale avere paura di non farcela, soprattutto se non siamo sicuri di essere all’altezza.

La paura è “fisiologica” e sana se si traduce in una spinta emotiva a superare i nostri limiti, mentre diviene patologica se essa stessa rappresenta la causa del nostro fallimento e ci spinge ad assumere dei comportamenti di evitamento.

 

Come viene spesso affrontata l’ansia da prestazione

L’ansia da prestazione si può verificare in qualsiasi ambito, sopratutto lavorativo e sportivo.

Volti noti dello spettacolo hanno confessato di ricorrere all’uso di farmaci prima di esibirsi. I farmaci più utilizzati sono le benzodiazepine, che come è noto danno un effetto ansiolitico, ma nel contempo riducono il livello di attenzione, la capacità di concentrazione e portano sonnolenza.

Un’altra categoria di farmaci ampiamente utilizzata è rappresentata dai beta-bloccanti. Quando proviamo ansia il nostro sistema adrenergico si attiva, vale a dire viene prodotta una notevole quantità di adrenalina e noradrenalina, ormoni responsabili in larga parte dei principali sintomi dell’ansia, quali il pallore, la sudorazione, la tachicardia e il tremore.

I farmaci beta-bloccanti bloccano appunto i recettori per l’adrenalina e la noradrenalina e ne riducono gli effetti. Non portano sonnolenza e non riducono l’attenzione, come le benzodiazepine, ma sono dei farmaci molto pericolosi, in quanto possono indurre un calo marcato sia della pressione arteriosa, che della frequenza cardiaca.

 

L’ansia da prestazione nei rapporti sessuali

L’ansia da prestazione è nel tempo diventata quasi un sinonimo di disfunzione erettile, in quanto rappresenta una delle principali cause, soprattutto tra i giovani maschi, di fallimento della prestazione sessuale, a causa di mancata, o completa, erezione o ancora di incapacità di mantenere l’erezione per tutta la durata dell’atto sessuale.

L’erezione avviene tramite il riempimento di sangue dei corpi cavernosi del pene.

L’adrenalina e la noradrenalina sono dei potenti vasocostrittori, che riducono dunque il flusso di sangue verso gli organi, e quindi rendono praticamente impossibile l’erezione.

Anche in questi casi è molto comune il ricorso a farmaci che agiscono favorendo l’erezione. I farmaci spesso, anche se non sempre, funzionano, ma non tanto per la loro azione farmacologica, quanto soprattutto per il loro effetto psicologico: il fatto di aver assunto un farmaco che garantisce l’erezione abolisce l’ansia stessa di fallire. Ovviamente, ciò porta un’inevitabile dipendenza psicologica dal farmaco.

 

La necessita di una terapia psicologica

L’ansia è un meccanismo psicologico; ne consegue che l’unico modo corretto per prevenirla o trattarla è appunto quello psicologico.

In primo luogo occorre sentirsi all’altezza della performance. Ne consegue che in ambito lavorativo e sportivo la preparazione è essenziale.

In ambito sessuale, ovviamente “la preparazione” non può essere la risposta. In questo caso l’ansia è alimentata da un senso, cosciente o meno, di inadeguatezza, dovuto spesso dal fatto di non sentirsi attraente, dalla convinzione di essere poco dotati, dal fatto di aver avuto poche esperienze e di non essere sufficientemente bravi o dal sentirsi inferiori al proprio partner. Il primo “atto terapeutico” è quello di parlarne, soprattutto con il proprio partner. La complicità di una coppia si costruisce partendo dalle proprie, umane, debolezze.

Laddove non fosse sufficiente, o non possibile, il supporto di un professionista del settore diventa essenziale. Un bravo psicologo può aiutare a portare allo scoperto le proprie insicurezze, ad analizzarne le cause e introdurre i giusti correttivi.

 

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