La separazione consensuale, un accordo tra i coniugi


La separazione consensuale è la strada più conveniente per i coniugi, i quali così evitano l’instaurazione di una vera e propria causa giudiziaria
La separazione consensuale, un accordo tra i coniugi

 

Nel precedente articolo "Diritti e doveri che nascono dal matrimonio" abbiamo parlato della crisi del rapporto matrimoniale che porta all’intollerabilità della convivenza, con conseguente decisione dei coniugi di separarsi.

La separazione può essere consensuale o giudiziale.

Ovviamente, per una serie di valutazioni, la separazione consensuale è la strada più conveniente per i coniugi, i quali così evitano l’instaurazione di una vera e propria causa giudiziaria che, oltre ad avere una durata di anni, determina sicuramente un inasprimento dei rapporti e un innalzamento del conflitto.
La separazione consensuale è una sorta di contratto tra i coniugi i quali, da soli o con l’aiuto degli avvocati, decidono sulla base di accordi scritti la regolamentazione dei loro futuri rapporti.

I profili fondamentali del verbale di separazione consensuale riguardano l’affidamento dei figli e le modalità di frequentazione dei minori con il genitore non convivente, quello cioè che lascia la casa familiare e stabilisce altrove la propria residenza, l’assegnazione della casa coniugale, la determinazione del mantenimento per la moglie (laddove ne sussistano i presupposti) e per i figli.
Questi sono gli argomenti fondamentali, direi obbligatori, nel caso di separazione di una famiglia con figli minori.
Qualora i figli fossero maggiorenni, ma non autonomi economicamente, ovviamente non si parlerà di affidamento dei minori, ma solo di contributo per il loro mantenimento, a carico del genitori non convivente.

Nella sezione odierna tratteremo solo della separazione consensuale come schema, come struttura, rinviando poi alle prossime lezioni, la regolamentazione di questi istituti, quale l’affidamento, l’assegnazione della casa o il mantenimento.

Ovviamente, i coniugi che si separano possono inserire nel verbale qualunque tipo di decisione afferente i loro futuri rapporti da separati. Così, ad esempio, si può inserire:

- la regolamentazione di eventuali conto correnti cointestati  in essere, quindi divisione del saldo e conseguente chiusura del conto; la divisione di investimenti finanziari;

- l’uso di eventuali seconde case al mare o in montagna;

- la sistemazione del patrimonio immobiliare; così, ad esempio in un’ottica di definizione dei rapporti, si può stabilire, in caso di proprietà cointestate, che un coniuge si obblighi a trasferire all’altro, o ai figli,  la quota di sua proprietà della casa coniugale o di altre case in comproprietà.

Forse qui è il caso di aprire una parentesi, perché si tratta di un profilo delicato.
Quando ci si separa e i coniugi hanno, durante la loro vita matrimoniale, investito del denaro per l’acquisto di immobili, la separazione costituisce anche un momento per definire la destinazione di queste eventuali proprietà.
Perché dico questo. Perché può accadere che i coniugi creino dopo, con il tempo, altre famiglie e che, quindi, ampliando la loro rete familiare creino anche nuove aspettative da parte di altri eredi, venuti al mondo successivamente o da parte di nuovi coniugi.
Allora in vista di ciò, per evitare che alcuni beni, acquistati con lo sforzo del primo matrimonio, vadano in un futuro attribuiti anche a  successivi familiari, estranei a quegli investimenti, durante la separazione i coniugi possono decidere anche di sistemare il patrimonio, ad esempio, intestandolo ai figli.

Tornando alla regolamentazione della vita da separati, i coniugi possono anche:

- decidere la divisione di beni mobili, di macchine, dei regali avuti durante la vita matrimoniale, o in occasione del matrimonio;

- talvolta capita anche di decidere in merito alla collocazione di animali domestici.

I coniugi da soli, o con l’aiuto degli avvocati, iniziano una negoziazione, in merito ai vari aspetti (affidamento, assegnazione casa, mantenimento), nel tentativo condiviso di raggiungere un accordo.
Si tratta di una vera e propria negoziazione tra situazioni che fungono un po’ da vasi comunicanti (ovviamente il collocamento dei figli presso un genitore presuppone, quasi sempre, la determinazione del mantenimento a carico dell’altro), così come l’assegnazione della casa coniugale ad un coniuge ha una valenza economica che si ripercuote sulla determinazione dell’assegno).

Non sempre è facile raggiungere accordi.

Giungere ad una separazione consensuale non significa che non ci sia più conflitto tra coniugi, spesso ognuno dei due tenta di avere un proprio tornaconto, spesso non c’è disponibilità a reciproche concessioni.
Pertanto, la negoziazione può durare a lungo e non sempre giunge a buon fine.
La contesa, spesso, riguarda i figli perchè i coniugi trasferiscono  sul piano genitoriale le loro difficoltà, proprie del rapporto tra marito e moglie, quindi, il conflitto coinvolge anche il rapporto con la prole.

E’ opportuno, a questo punto, fare un cenno alla Mediazione Familiare.
Questo Istituto, nato in America prima che da noi e in Francia, viene sostanzialmente introdotto in Italia verso al fine degli anni '80.
E’ un percorso che prevede circa 10/12 sedute, di un ora e mezza ciascuna; esistono diverse scuole, ognuna con un proprio indirizzo, per cui ci possono essere differenze tra un indirizzo e l’altro.
Il fine che si pone la Mediazione Familiare è la riattivazione del rapporto genitoriale, far comprendere che una cosa è il conflitto coniugale, l’altro il ruolo di genitori che deve essere sempre e comunque salvaguardato nel superiore interesse dei minori.
Se la Mediazione va a buon fine, gli accordi raggiunti sono inseriti nel verbale di separazione.

Questi gli aspetti principali relativi alla separazione consensuale.


avv. Simona Napolitani

 

Articolo del:


di avv. Simona Napolitani

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse