PMI: come ripartire nella fase 2


Una strategia utile è quella di non farsi trovare impreparati e saper offrire prodotti di qualità mettendo in gioco risorse e tempi adeguati
PMI: come ripartire nella fase 2

 

L’inizio dell’anno ci ha riservato una sorpresa inaspettata e indesiderata che ancora oggi ci tiene in stallo. L’apprensione per la ripresa, la volontà di ridurre il danno sono per tutti noi obiettivo chiaro e irrinunciabile.

Il danno che più ci spaventa è il danno economico già procurato la questo lungo lockdown, che non sappiamo quanto sarà possibile contenerlo se si entra in recessione.

Gli economisti ci raccontano che una strategia utile è quella di non farsi trovare impreparati e saper offrire prodotti di qualità mettendo in gioco risorse e tempi adeguati.

Se le grandi aziende sembrano avere spalle ben coperte un po’ più complessa potrebbe essere la realtà delle PMI.

Adeguare il prodotto alle necessità che avanzano richiede tempo, costi e un ufficio tecnico che si sappia dividere tra esigenze di progettazione e di produzione.

A questo proposito leggevo un’interessante articolo sulle regole del gioco o gamification che ha come scopo il far entrare a pieno regime lo stile della collaborazione. In questo articolo il dott. Alessio Sperlinga sostiene che questa teoria risponde alla necessità di imparare qualcosa in uno stato mentale positivo.

Cosa possiamo imparare?

Credo che possiamo pensare a una riorganizzazione da un lato imposta alla riapertura che influirà sulla gestione produttiva se non si vuole ridurre la produzione, dall’altro, strettamente legato al primo, l’utilizzo delle risorse umane.

Legato a questo ci sta il rapporto di fiducia e lealtà; sentimenti che forse da anni sono rimasti solo un ricordo, ma che, la storia ci insegna, sono state alla base della ripresa postbellica.

Guardando mio nipote a tentare di mettere insieme piccole costruzioni con mattoncini di legno e fargli trovare un equilibrio che li stabilizzi posso pensare che tale può essere la struttura della ripresa. Organizzare al meglio le risorse interne e al bisogno ricorrere a competenze esterne capaci di offrire servizi di supporto all’attività dell’azienda.

Collaborare significa concorrere all’individuazione delle soluzioni ai problemi proposti mettendo a disposizione le competenze migliori possibili.

Lo scambio positivo di idee porta a risultati e questi a soddisfazione. Una persona soddisfatta è una persona felice anche di fare il bene il proprio lavoro.

In questo scenario la domanda è anche sul come collaborare con figure esterne, oggi non potendo sempre garantire la presenza on-site. La risposta è sicuramente legata a forme di collaborazione digitale che permettono scambi di informazioni svariate, dalla videoconferenza al lavoro di progetto collaborativo grazie agli attuali software.

 

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di Claudio Zerbini

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