Non abbatterti, combatti il DIS-agio!


Quali conseguenze psicologiche sta portando il COVID? Il confronto come soluzione duale applicato al disagio del momento a casa e al lavoro
Non abbatterti, combatti il DIS-agio!

 

Le conseguenze psicologiche della pandemia in corso sono conosciute abbastanza?  

Alcuni dati sono più importanti di altri e ci danno uno spaccato che tendiamo naturalmente a sottovalutare per vari motivi. È di questi giorni una notizia che viene dal Giappone e non deve passare inosservata. Il numero dei decessi per suicidio ha superato il numero dei decessi per COVID. È un messaggio importante. È pur vero che il paese del sol levante ha sempre avuto un tasso di suicidi maggiore della media degli altri paesi e che siamo in una cultura profondamente diversa dalla nostra, ma alcuni segnali di allarme li possiamo cogliere ed intervenire prima.  

Accostiamo questi dati ad altri che descrivono la situazione nel nostro paese. L'utilizzo di psicofarmaci ha avuto un deciso incremento dall’inizio della pandemia mentre hanno avuto un calo importante farmaci che aiutano le prestazioni sessuali. Le caratteristiche farmacologiche in senso stretto evidentemente non possono essere trattate in questa sede. Vediamo, però, che si delinea un quadro che ci deve far aumentare il nostro personale senso di vigilanza nei riguardi della salute psicologica. Questo dati già da soli toccano due aree fondamentali: la prospettiva futura e la prospettiva sociale della nostra vita.


Chi sono le persone maggiormente a rischio?

Chi deve trovare risorse aggiuntive per far fronte a questa situazione eccezionale che sta durando da molti mesi e che realisticamente andrà avanti ancora per un tempo indefinito? I numeri ci indirizzano verso alcune categorie. Sappiamo bene che chi ha lavori intermittenti, non tutelati, part time, nel settore della ristorazione o dell’accoglienza hanno subito spesso la perdita del lavoro o lo stravolgimento delle attività ordinarie delle mansioni e, laddove il lavoro non è stato perso del tutto, un aumentato senso di precarietà lavorativa.

Chi ha figli a scuola ha dovuto aumentare il tempo di accudimento nei confronti dei figli che hanno usufruito della didattica a distanza o che comunque si sono trovati a casa per periodi alternati. Chi ha avuto in famiglia persone che hanno contratto il virus ha subito il disorientamento dell’organizzazione sanitaria e le misure restrittive che hanno impedito contatti ravvicinati con i propri cari fino a configurare talvolta situazioni al limite del paradossale.

Tutte queste categorie di persone, e ne ho lasciate volontariamente fuori tre, hanno affrontato o stanno affrontando spesso in solitudine accadimenti straordinari alla propria esistenza ed alla propria famiglia.

Proprio la famiglia che è sempre stata vissuta come il porto sicuro dove poter ricaricare le batterie al riparo dalle turbolenze esterne oggi non è più così sicura. Laddove prima regnava una sorta di regolarità, fatta sia di vita sociale che lavorativa, oggi basta che una singola persona del nucleo risulti positiva al tampone che questo precario equilibrio risulti sballato.  
 


Ma da cosa o da chi dobbiamo difenderci?

Se lo sapessimo con certezza, se potessimo contare esclusivamente sulle nostre forze per poter essere al sicuro saremmo più tranquilli. Ma non è assolutamente così, i contagi possono arrivare o essere già arrivati da fonti inaspettate e che potremmo non conoscere mai se non genericamente – al lavoro, a scuola, in ospedale etc. Cosa significa questo? Tutti i luoghi, in primis psicologici, che ritenevamo fino a pochi mesi fa essere un’ancora, una certezza, oggi sono né più né meno come gli altri, anzi sono potenzialmente pericolosi.

È evidente la portata enorme di questo cambio di modello di “sicurezza”; non posso più recarmi nei miei luoghi conosciuti, devo cercarne altri, devo modificare la mia visione e percezione di quello che mi dà forza e certezza. Il mio mondo esterno e la sua comunicazione con il mio mondo interno stanno cambiando, i due mondi non stanno tra loro dialogando al meglio adesso. Alcune categorie di persone vivono tutte queste pressioni ed ancora altre.

Come i genitori sono responsabili per i figli vivendo una pressione doppia, così gli imprenditori, i manager ed i professionisti che devono organizzare gli aspetti di vita lavorativa di altri sotto la loro diretta responsabilità, si trovano a dover prendere decisioni che coinvolgono loro stessi e i collaboratori in maniera diretta, e in maniera indiretta anche tutte le famiglie che ruotano intorno a loro.

La sicurezza rispetto al virus di tutti dipenderà da come si decide di affrontare il tema dei contatti e devono bilanciare le scelte in ragione anche degli scenari di mercato che si stanno delineando. Ecco allora che per sicurezza forse va inteso anche un occhio sulla sicurezza lavorativa. Si riusciranno a mantenere i livelli di occupazione sia per sé che per le persone care e quelle che ci circondano? Le pressioni a cui queste persone sono sottoposte, imprenditori liberi professionisti e manager, sono particolarmente difficili da delegare, particolarmente difficili da affrontare con le consuete strategie perché i punti di riferimento del mercato stanno cambiando rapidamente fino al configurarsi di scenari non ragionevolmente prevedibili.  

Allenare le capacità di gestione della squadra, le abilità relazionali più in generale, confrontarsi con altri per avere una possibilità di cogliere aspetti ed indizi che il solo punto di vista personale non permette di cogliere diventano oggi delle attività da introdurre nella routine quotidiana per far fronte ad un'emergenze che ha impattato enormemente sulla società e che non ha ancora finito di configurare la nuova società.

La capacità di adattamento di ognuno di noi è messa duramente alla prova dal perdurare dell’emergenza. Un aiuto professionale e tecnico va utilizzato; il ritorno non è solo un parere che può dare un collega o una persona amica, ma una riorganizzazione del materiale portato al professionista evidenziandone le caratteristiche adattive e funzionali e aprendo uno sguardo sulle risorse di cui si dispone. È questo uno degli aspetti che differenzia un intervento tecnico professionale da altri pareri. Vale evidentemente in tutti i settori, ma in quello psicologico assume una maggiore importanza proprio perché molti sono gli inganni che subisce la mente quando ci si confronta con persone a noi vicine. Lo sguardo allenato di un professionista conferisce nuova luce sulle potenzialità e permette la costruzione di una relazione finalizzata alla promozione del benessere ed alla prevenzione del disagio psicologico.

Le consulenze online sono diventate uno strumento molto importante per la gestione di questa emergenza e si configureranno probabilmente come una risorsa stabile in un prossimo futuro.   


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Articolo del:


di dr. Giovanni D'Amore

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