La rivalutazione delle partecipazioni: quando conviene farlo
Riapre la rivalutazione volontaria di partecipazioni, con cui il legislatore permette di rivalutare il valore fiscale della partecipazione in una società di proprietà.
La rivalutazione è possibile solo se i proprietari sono persone fisiche o enti non commerciali.
La finalità della legge è quella di permettere a chi vuole vendere partecipazioni di godere di una tassazione minore sulla plusvalenza, che altrimenti sarebbe tassata al 26%.
Con l’art. 1 co. 999 ss. della L. 27.12.2017 n. 205 (legge di bilancio 2018), il Legislatore ha riformato in modo significativo il regime dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria, uniformando per tutti la tassazione al 26%.
I motivi per cedere una partecipazione sono molto eterogenei:
- contrasto tra soci con fuoriuscita di uno dei membri della società;
- costituzione di un trust per la protezione delle quote societarie o la costituzione di una holding di controllo;
- monetizzazione della partecipazione per investimenti: cedendo una quota bassa a un terzo si hanno a disposizione somme di capitale per una newco o un altro progetto;
- cessione di una partecipazione in una società per accedere l’anno prossimo al regime forfettario.
I costi dell’operazione sono due:
1. l’imposta sostitutiva del 10% per partecipazioni non qualificate ovvero dell’11% per partecipazioni qualificate;
2. il costo della perizia giurata in tribunale da un esperto e, qui, è sempre opportuno chiedere un preventivo di spesa a professionisti esperti del settore.
La rivalutazione è convenite quando la plusvalenza presenta un valore maggiore rispetto al valore d’acquisto di almeno il 15%, oltre ovviamente al costo della perizia.
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