Il Counseling come relazione d'aiuto


Il Counseling rappresenta una forma di agevolazione per le persone che stanno attraversando un periodo di disagio esistenziale e le aiuta a focalizzarsi sulle risorse
Il Counseling come relazione d'aiuto

 

Il Counseling è una professione relativamente giovane; in Italia è ancora in piena evoluzione e viene praticato in una smisurata varietà di settings, affrontando una enorme varietà di tematiche.

Fondamentalmente occorre sottolineare la completa differenza dalla psicoterapia: essenzialmente perché il suo fine non è quello di ristrutturare la personalità del paziente e quindi non ha tempi lunghi, né tantomeno lavora su disturbi di personalità o su patologie psichiche.

Il Counselor lavora su un momento di disagio esistenziale del soggetto e mantiene una singolare specificità nel permettere alla persona di acquisire consapevolezza principalmente delle proprie risorse, in primo luogo, ma anche delle proprie sensazioni, del proprio pensiero e delle proprie emozioni. 

E’ importante sostenere quella che rappresenta la buona pratica del counseling, ossia come sostiene Murgatroyd in alcuni punti nodali:

- Counseling e aiuto non sono due attività separate, ma sinonime una dell’altra;

- che non esiste un approccio giusto, ma ogni Counselor deve scoprire e costruire quello giusto per sé;

- che il counseling e l’aiuto sono un impegno molto serio;

- che ciò che conta per una valida ed efficace relazione d’aiuto è soprattutto la genuinità dell’operatore, il suo impegno umano e intellettivo, il suo livello di entusiasmo.

Murgatroyd non cerca di porgerci un metodo di lavoro specialistico, quanto di presentarci un corpo solido e ben integrato di esperienza e pratica, in cui certamente esistono differenze più o meno sfumate, ma soprattutto emergono e si valorizzano quelle similarità che danno il miglior supporto operativo.

La sua opera spazia nei più diversi campi applicativi del counseling e offre strumenti pratici di lavoro e stimola il dibattito e la coscienza di molti operatori della relazione d’aiuto.

L’abilità di base della comunicazione non direttiva nel Counseling consiste nel porre le domande che, a seconda di come vengono poste, possono facilitare o ritardare l’autoesplorazione del cliente. 

Una forma essenziale è quella delle domande aperte (Geldrad, 2005; Tolan,2003; Hill, O’Brien 1999).

Le domande aperte inducono il cliente a chiarificare o esplorare i propri pensieri e sentimenti. L’agevolatore non richiede specifiche informazioni e non limita le risposte ad un “SI” o un “NO” o a una o due parole, anche quando i clienti potrebbero rispondere in questo modo.

Le domande aperte possono essere formulate come quesiti o in modo direttivo (per es. “mi vuoi dire come ti senti rispetto a questo?).

Finalità intenzionali del professionista: focalizzare, chiarificare, incoraggiare il sollievo e la liberazione emotiva, identificare pensieri disfunzionali, identificare e intensificare i sentimenti, consentirne l’esplorazione e la regolazione espressiva.

I comportamenti del cliente che ne conseguono sono il racconto della propria esperienza, l’esplorazione cognitivo - comportamentale, l’esplorazione emotiva, lo sviluppo di autoregolazione.

Il problema più comune del professionista è nel porre domande che spesso risultano ripetitive e inducono nel cliente noia, spegnendo l’interesse per il colloquio. E’ meglio variare la formula e porre domande su una molteplicità di aspetti, come sui pensieri e i sentimenti, chiedere degli esempi, delle esperienze del passato, esplorare delle aspettative per il futuro, le reazioni agli altri, il ruolo del cliente nel mantenere il problema (Hill, O’Brien 1998).

Se l’invito a parlare viene accolto dal cliente, il counselor ascolta attentamente, con brevi interazioni; rispecchia i contenuti e vissuti emotivi, cercando di sintetizzare. Ascolta in modo attivo attraverso conferme, feed back delle espressioni emotive non verbali, favorendo connessioni significative tra eventi, vissuti ecc.

Inoltre, il counselor riassume, fa ulteriori domande e utilizza affermazioni di feed back, invitando la persona ad esplorare le alternative possibili e focalizzandosi su soluzioni già tentate e su altre possibili.

Per il counselor occorre evitare, nel corso del colloquio, un atteggiamento valutativo o interpretativo, un atteggiamento di sostegno eccessivo o di indagine e soprattutto egli deve evitare di persuadere, di generalizzare o minimizzare. L’atteggiamento di comprensione al contrario consiste nel provare a sentire gli stati d’animo che il cliente esprime e a comunicarglieli, di volta in volta, per verificarne l’esattezza, e per far sì che questi ne prenda coscienza e, a partire da tale consapevolezza, possa esplorare ulteriormente i suoi spazi personali.

Le risposte del counselor sono comprensive e riflettono il tentativo di entrare sinceramente nel problema così come è vissuto dall’altro. Dapprima l’agevolatore si assicura di aver capito ciò che è stato detto. Tale atteggiamento dà fiducia all’interlocutore e fa sì che si esprima maggiormente, poiché in questo modo egli ha la prova di essere ascoltato senza pregiudizi (Menon, 2004).

Occorre anche evitare, da parte del counselor, di usare mancanza di chiarezza, di essere freddo e distaccato, misurato e controllato o diffidente, brusco o utilizzare un linguaggio estremamente tecnico.

Inoltre, il counselor deve essere orientato alla persona, focalizzarsi più sulla soluzione che non sul problema, sul presente del cliente piuttosto che sul passato o sul futuro; essere pratico e strategico.

Le principali dimensioni del Counseling sono: empatia, rispetto per il cliente, calore, genuinità, concretezza, immediatezza.

La riformulazione è uno degli strumenti che ha il counselor per trasmettere al cliente in maniera efficace ciò che ha compreso, essendo la ripetizione o la parafrasi del contenuto o del significato delle affermazioni del cliente. Essa rende esplicito il contenuto, espresso dal cliente, a volte in modo vago. E dà al cliente la prova di essere stato ascoltato con attenzione e interesse e di essere stato compreso e lo aiuta a concentrarsi sulla propria esperienza. Nella riformulazione, sempre fatta in forma di ipotesi, il focus è sui pensieri del cliente e sul contenuto di ciò che ha detto per aiutare il cliente ad ascoltarsi. 

E’ molto importante scoprire come il cliente si vede, si vive e si relaziona. Nella relazione di aiuto, come afferma Rogers, per la realizzazione di un contesto sicuro e degno di fiducia è fondamentale: l’accettazione incondizionata, l’autenticità, la congruenza.

L’accettazione incondizionata consiste in una disposizione del counselor che si manifesta con un atteggiamento non giudicante, comprensivo, disponibile e fiducioso nelle risorse del cliente.

L’autenticità implica accordo interiore, genuinità, trasparenza, sincerità, spontaneità. Essa, quindi, implica flessibilità, spontaneità, assertività, apertura, consistenza, evitamento delle resistenze.

Le situazioni problematiche devono essere specificate in termini di esperienze, comportamenti e sentimenti al fine di giungere ad una articolazione degli obiettivi sufficientemente chiara e concreta.

Così si arriverà alla elaborazione di strategie e soluzioni che difficilmente viene raggiunta senza un adeguato percorso di counseling..

 

Mi piacerebbe ricevere un tuo FEEDBACK sull'articolo per sapere cosa ne pensi del Counseling e se ti può interessare un percorso in questo momento della tua  vita per migliorare la consapevolezza di te stesso, delle tue emozioni e dei tuoi pensieri. Ti aspetto presto ! Un caro saluto!

 

Articolo del:


di Giulia Frattini

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