Comuni e accesso agli atti, spesso non facile!
E’ un dato di fatto che moltissime stipule dall’entrata in vigore della L.47/85 - il primo condono edilizio - hanno trattato di immobili viziati dalla presenza di abusi edilizi più o meno gravi.
Ciò è dovuto molteplici fattori, primo fra tutti l’ignoranza dei venditori circa la presenza di abusi o meno e alla classica domanda del notaio davano la risposta scontata: non risultano irregolarità.
Salvo quelli che l’abuso lo avevano sanato e che, quindi, ne erano a conoscenza, una quantità di venditori ha dichiarato falsamente l’assenza di abusi o che l’edificio era ante 1967, fattore che, comunque, non li esonerava dall’eventuale regolarizzazione.
Dando, così, la stura a una serie di problemi dei quali, a tutt’oggi, non tutti sanno rendersi conto, tra i quali la nullità dell’atto, con tutto ciò che ne consegue.
Tutto questo può venire scongiurato con una semplice operazione: la verifica urbanistico-edilizia dell’immobile, da effettuarsi prima della stipula. Prima del preliminare, aggiungiamo noi, perché in presenza di una caparra è opportuno avere la certezza della alienabilità del bene. Se questo fosse invendibile, infatti, il venditore sarebbe costretto alla restituzione della doppia caparra, e qui si avrebbe il primo, grave danno.
Una breve relazione di perizia fornita alle parti prima dell’atto potrebbe schiarire le idee a tutti, e consentire il prosieguo dell’operazione in tutta serenità. Se poi la detta verifica sortisse la necessità di una sanatoria, lo stesso tecnico sarebbe pronto per eseguirla. I geometri sono i tecnici-principe di queste ricerche.
Tutto questo passa, però, attraverso una necessità prioritaria: il miglioramento dell’accessibilità agli atti da parte dei Comuni. Non è possibile che per una visura degli atti pregressi si debbano impiegare quindici giorni o addirittura un mese.
Sorge spontaneo un paragone caro ai geometri: anche quando il catasto era cartaceo, in una mattinata portavi a casa le tue visure. La ragione è molto semplice: il catasto è nato per essere visurato. Non altrettanto può dirsi dei Comuni, che invece hanno sempre archiviato - bene o male - con l’intento di… archiviare.
L’eventuale rivisitazione di quelle carte era appannaggio del solo ufficio interno e non di altri. Quindi gli archivi comunali non sono mai stati strutturati per essere visurati e questo è il primo grande ostacolo a quel necessario dinamismo visurale, perché progresso e sviluppo passano anche attraverso una sburocratizzazione di queste azioni. Come a dire: andiamo insieme in archivio, tirami fuori il faldone e dammi un bancone dove possa consultarlo e poi mettimi a disposizione una fotocopiatrice. Punto. Se poi, come è giusto, devo pagarti dei diritti - proporzionati! - fammeli pagare lì, seduta stante, meglio se informaticamente, senza mandarmi in tesoreria o a fare code in posta.
Il tanto auspicato cambiamento del Paese passa anche attraverso queste “piccolezze”.
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