Aggressione verso soccorritori e operatori sanitari, parte terza


Aggressione verso soccorritori e operatori sanitari: come gestire lo stress postumo
Aggressione verso soccorritori e operatori sanitari, parte terza

 

I soccorritori, volontari o professionisti e gli operatori sanitari si trovano a confrontarsi con la sofferenza umana, fisica e psicologica. Aggressione verso soccorritori e operatori sanitari: quali risposte emotive dopo un evento traumatico?

L’alta esposizione a eventi potenzialmente traumatici innesca intensi vissuti emotivi nell’operatore. In particolar modo è fondamentale porre l’attenzione sulle risposte emotive del soccorritore in situazioni di aggressioni o minacce subite.

Le emozioni sono parte integrante del soccorso ed è per questo fondamentale una adeguata formazione degli operatori affinché le emozioni vengano riconosciute, espresse e gestite.

Ciò promuove il benessere sia dell’operatore sia di coloro che vengono soccorsi dall’operatore stesso.

Un particolare ruolo, specialmente nelle emergenze di ordine quotidiano, è svolto dal volontariato di Pubblica Assistenza, che opera quotidianamente, attraverso il sistema 118. Al momento risultano iscritte nell’elenco nazionale del Dipartimento di Protezione Civile circa 2.500 organizzazioni volontarie, per un totale di oltre 1.300.000 volontari disponibili.

La considerazione circa il ruolo delle emozioni nel lavoro del soccorso in Italia, secondo Agostino Miozzo, responsabile del settore internazionale della Protezione Civile Italiana, è iniziata a partire dalla missione Arcobaleno in Jugoslavia.

Episodi di aggressione fisica o verbale possono avere delle forti ripercussioni emotive su operatori sanitari e soccorritori a livello di stress, burn out, fino ad arrivare a veri e propri traumi.

 

Stress

Secondo Cannon e Selye (1956), quando l’ambiente esterno fa richieste fuori dall’ordinario, l’essere umano concentra le sue energie raggiungendo uno stato di tensione finalizzato a dare una risposta e una risoluzione. Senza stress, molti problemi non troverebbero una risposta e il nostro adattamento ambientale sarebbe minore. Lo stato di stress che si protrae nel tempo e che si presenta in relazione a episodi di aggressioni e minacce subite, diventa fattore di rischio per la salute dei soccorritori e degli operatori sanitari.

 

Burn out

Galimberti (2019), quando parla di burn out parla di: “fallire, logorarsi o essere esauriti a causa di una eccessiva richiesta di energia, resistenza o risorse”, suggerendo così che lo stato di burn out sia l’esaurimento emotivo conseguente a un sovraccarico. Se lo si confronta con il concetto di stress, si può osservare che il burn out costituisce una sorta di “secondo stadio” anticipato dallo stress.

 

Trauma

Per potersi definire traumatici, gli eventi devono possedere caratteristiche particolari quali: comportare la morte, la minaccia di morte, gravi lesioni o integrità fisica a sé o ad altri prossimi; suscitare sentimenti intensi di impotenza e orrore. Le aggressioni subite decisamente possono rientrare in tali eventi traumatici e stressanti a livello emotivo, fisico e mentale (Hermann, 1992).

 

Aggressione verso soccorritori e operatori sanitari: cosa fare “dopo”

Innanzitutto, informiamo dell’accaduto il nostro responsabile (Direttore di Unità Operativa, Coordinatore infermieristico). Se siamo stati feriti rechiamoci in Pronto Soccorso per le cure del caso e la eventuale dichiarazione di infortunio sul lavoro.

Usufruiamo del programma di prevenzione fornito dalla propria organizzazione oppure chiediamone l’attuazione. Ogni programma di prevenzione dovrebbe assicurare un opportuno trattamento e sostegno agli operatori vittima di violenza o che possono essere rimasti traumatizzati per aver assistito ad un episodio di violenza.

Il personale coinvolto dovrebbe poter ricevere un primo trattamento a prescindere dalla severità del caso. Le reazioni del soccorritore e dell’operatore sanitario che hanno subito o assistito ad una aggressione di un collega possono essere svariate. Vanno dallo stordimento iniziale e dall’ansia; dalla irritabilità e dall’irrequietezza.

Altre emozioni contrastanti: euforia, sentimenti di delusione, senso di colpa, senso di inadeguatezza, tristezza, tensione, rabbia. Difficoltà nel distendersi, nel rilassarsi e addormentarsi. Il riaffiorare di episodi e vissuti particolarmente forti sul piano emotivo. Alla lunga potrebbero evidenziarsi disturbi comportamentali quali: abuso di farmaci, fumo, alcool.

 

Aggressione verso soccorritori e operatori sanitari: centralità di un trattamento appropriato

Pertanto, è necessario assicurare un trattamento appropriato per gli interventi di gestione emotiva e di gestione dello stress. Istituire un programma formativo continuativo specifico rivolto agli operatori sanitari e ai soccorritori. Creare momenti più o meno strutturati di discussione e condivisione di episodi, emozioni, paure da parte di operatori e soccorritori, successivi agli episodi di aggressione e presunti tali, con la supervisione e consultazione di esperti esterni quali ad esempio un counselor sanitario professionista. Interventi utili per ridurre il senso di isolamento, stimolare il senso di appartenenza al gruppo che ha subito il trauma. Grande importanza ha anche la spiegazione, agli operatori, delle modalità di manifestazioni più tipiche dello stress legato al contesto di emergenza al fine di non trascurarle. Inoltre, insegnamento di semplici e rapide tecniche di rilassamento o di meditazione possono fare la differenza. Istituire una postazione fissa di vero e proprio pronto intervento emotivo in caso di eventi critici. Sono passaggi davvero essenziali nella promozione, a cascata, del benessere dell’operatore e di coloro che vengono soccorsi.

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di dr.ssa Letizia Ciabattoni Counselor

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