Come difendersi dallo stalking dell’ex coniuge, ex marito o ex moglie

Lo stalking, dall’inglese “stanare la preda”, è l’insieme di tutte quelle attività persecutorie che vengono fatte da una persona, in questo caso dall’ex coniuge, per recuperare un rapporto finito.
Si arriva a definirle molestie, anche di natura psicologica, quando queste diventano offensive e potenzialmente pericolose per l’incolumità di chi le subisce e per i suoi cari.
Per difendersi dallo stalking dell’ex coniuge, che sia l’ex marito o l’ex moglie, la giurisprudenza odierna ha disposto delle precise leggi in materia al fine di salvaguardare l’incolumità della vittima dalle aggressioni, fisiche o verbali, subìte.
Per potersi dunque difendere dallo stalking, l’ex coniuge dovrebbe sempre denunciare questi insani comportamenti.
Ma anche la denuncia, paradossalmente, può diventare l’arma che lo stalker utilizza per intimidire la sua vittima. Si tratta dello stalking giudiziario. È una pratica meno conosciuta, o comunque di cui si parla poco, ma spesso utilizzata dallo stalker. Vediamo di seguito, più in dettaglio, di cosa si tratta.
Indice:
Stalking ex coniuge: cos’è lo stalking giudiziario
Lo stalking giudiziario è un reato previsto e punito dall’art. 612 bis del Codice Penale.
Si tratta di uno stalking nello stalking. Quando, insomma, l’ex coniuge, ferito da una separazione terminata in malo modo, continua a perseguitare la sua vittima non solo con minacce, insulti e aggressioni, ma pensa di potersi affidare ad una giustizia, che ritiene insanamente a suo favore, con screditanti e continue denunce.
Ciò avviene soprattutto quando si è in presenza di figli minorenni che si cerca in tutti i modi di sottrarre, in genere all’ex moglie, inventando calunnie per supportare la tesi delle denunce reiterate.
Stalking ex coniuge: affidamento dei figli
Il tema dello stalking diventa più complesso quando si è in presenza di figli minorenni. Questo apre le porte ad uno scenario spinoso come quello dell’affidamento dei figli.
Nel caso di evidenti e accertati comportamenti intimidatori che possono essere assorbiti nella definizione di stalking da parte dell’ex coniuge, dopo la separazione, i figli minorenni sono ovviamente affidati alla parte “sana” della coppia genitoriale.
Inoltre, si opta per un affidamento esclusivo all’ex moglie o all’ex marito, quando uno dei due scredita l’altro alla presenza dei figli minorenni, tale per cui questi ne vengano fortemente influenzati fino ad arrivare a rifiutare l’altro genitore.
In tal caso, la legge stabilisce l’affidamento dei minori al genitore che ha subìto la calunnia e le denigrazioni da parte dell’ex coniuge.
Un altro aspetto che è strettamente legato al tema dello stalking ex coniuge è la continua minaccia di togliere, rapire o addirittura far del male ai figli se l’ex marito o l’ex moglie non ritorna sui propri passi.
Stalking ex coniuge: lo stalking familiare
La cronaca di oggi ci ha, purtroppo, abituati a notizie di donne, ex mogli, straziate dalle continue vessazioni subite nel tempo dall’ex marito che non riesce a superare la decisione di essere stato abbandonato.
Cadendo in uno stato depressivo o comunque in una situazione che ha sicuramente del patologico, comincia a perseguitare l’ex moglie.
Tali azioni vessatorie, il più delle volte, iniziano già all’interno delle mura domestiche con atteggiamenti intimidatori o denigranti equiparabili al mobbing. Si parla in questi casi di stalking familiare.
Spesso si parla di mogli che subiscono maltrattamenti o anche offese continue che ledono la dignità personale e che, comunque, limitano l’accettazione di se stesse.
Quando si riesce ad avere la forza di ribellarsi alle continue mortificazioni, talvolta anche velate, ma comunque persistenti, si dà inizio alla battaglia della separazione e, fin troppo spesso, si sfocia nelle azioni che determinano lo stalking post separazione.
L’unico strumento di difesa che l’ex coniuge ha per ribellarsi a questo stato di fatto è la denuncia alle autorità competenti che, dopo gli accertamenti del caso, possono intervenire con ammonimenti e sanzioni. Nei casi più eclatanti, l’art. 612 bis, punisce finanche con la reclusione da 6 mesi a 4 anni i colpevoli di tale reato.
Stalking ex coniuge: insultare l’ex coniuge è stalking?
Diversamente dagli insulti, seppure limitati a fatti occasionali, che si concretizzano tra le mura domestiche, quelli che avvengono dopo la separazione tra gli ex coniugi non sono considerati reato, se non reiterati.
L’elemento che deve sussistere affinché l’insulto, di natura sporadico, possa risultare reato disciplinato dall’articolo 572 del codice penale, è la convivenza.
Se insulti, parolacce ed espressioni volgari ai danni di uno dei due coniugi avvengono nell’ambito familiare, durante quindi il periodo del matrimonio o della convivenza, è punito con la reclusione da due a sei anni.
Dopo la separazione, se gli insulti e le persecuzioni sono reiterate nel tempo e, quindi, continuative e persistenti, si può parlare di reato di stalking, ma non se si limitano a pochi e sporadici episodi.
Qualora si accertasse il reato di stalking da parte della magistratura competente, l’ex coniuge che lo subisce può tutelarsi affidandosi alla legge che ammonisce fino alla reclusione lo stalker, secondo l’articolo 612 bis del codice penale.
Non viene ad ogni modo annoverato nelle azioni di stalking il numero elevato di telefonate che un ex coniuge può fare nel caso di malattia del figlio. In queste situazioni, si capisce che l’insistenza è dovuta alla preoccupazione del genitore suscitata dall’evento occasionale.
Conclusione
Il fenomeno dello stalking ai danni dell’ex coniuge (ex moglie o ex marito) è purtroppo un tema molto attuale.
Spesso si sente parlare di vittime di stalking che, pur denunciando, non si sono sentite pienamente tutelate.
Per un’adeguata difesa dallo stalking di un ex coniuge, ex marito o ex moglie, è meglio affidarsi a un avvocato Penale esperto in materia, che può guidarti a trovare la strada giusta, della legalità, per uscire da quello che poi può rivelarsi un vero e proprio incubo.
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